martedì 29 gennaio 2008

L'insostenibile leggerezza del non essere

Kundera è uno dei miei scrittori preferiti...l'ho scoperto relativamente tardi, intorno ai 20 anni, e ho iniziato da quello che secondo me è il suo libro più bello, "L'immortalità".. Oltre ad essere un grande scrittore, io gli darei il nobel già solo per i titoli dei suoi libri...Amori ridicoli, Il valzer degli addii, Il libro del riso e dell'oblìo, La vita è altrove...oltre al distortamente citato L'insostenibile leggerezza dell'essere..in questo libro lui ritiene che, siccome la vita è irripetibile, siccome non si hanno due possibilità, siccome non possiamo tornare indietro sulle decisioni prese e sugli eventi già accaduti, ogni cosa che noi scegliamo di fare è in qualche modo poco importante, "leggera" appunto...quindi decidere o subire, agire o non reagire, ha poco peso, visto che comunque l'alternativa non sarebbe comunque nota e dunque ogni nostra scelta è insignificante dato che il suo contrario non sarebbe comunque dimostrabile (vista appunto l'irripetibilità della vita, che è una e una sola)... da questo post si denota che mi è tornata l'insonnia vero?
In ogni caso, checccccchè ne dica Milan (siamo molto in confidenza) la differenza tra scegliere e stare lì fermi a guardare che la vita ci cada addosso è enorme...è vero che non potremo mai sapere "cosa sarebbe successo se...?" se non per sommi capi e intuizioni, però secondo me le scelte, anche quando sono guidate puramente dall'istinto o dall'irrazionalità del momento, hanno sempre un fondamento razionale...forse inconscio, forse inconsapevole, anche quando la scelta che facciamo è "sbagliata", perchè secondo il mio modesto parere non esistono scelte sbagliate, se le prendiamo è perchè in quel momento sono giuste, in un angolino recondito della nostra testolina se facciamo qualcosa è perchè crediamo sia l'unica cosa possibile da fare, oppure sentiamo che l'alternativa non fa per noi....ora finisco, giuro, se riesco ad arrivare al punto( se c'è un punto)...dunque.....mai pentirsi....mai piangere sul latte versato...mai dirsi "perchè l'ho fatto?", perchè non sapremo mai se l'alternativa sarebbe stata migliore e peggiore...quindi impariamo sempre ad amare e coccolare anche i nostri momenti "di sclero", quando facciamo cose che, già sappiamo, ci faranno pentire...perchè se le facciamo, vuol dire che ci crediamo fermamente, seppur per un istante...e quell'istante è nostro e ci appartiene, teniamocelo stretto...

(se esiste una vigilanza psicologica ai blog tra qualche giorno mi arriva una camicia bianca con le maniche moooolto lunghe)



song of the day "la domenica delle salme"

5 commenti:

Orso ha detto...

...e se non le facciamo? è meglio fare ed andare incontro a casini inenarrabili con i conseguenti rimorsi o non fare e macerarsi vivendo di insostenibili rimpianti?
(per la camicia a maniche lunghe, taglia XXL, grazie)
;)

robbby ha detto...

la parola rimpianto non esiste sul mio vocabolario..e non me ne frega niente se la Crusca aggiunge parole nuove ogni anno, io quella brutta parola lì non ce la voglio..:)

Max_am ha detto...

Robbby tu voli più alto delle nuvole in cui alberghi di solito. Ma ciò che dici, che fa molto della serie Speciale RaiDue "Donne al bivio dossier", ha in sè il concetto mirror de "La sostenibile pesantezza dell'essere" che è un libro che magari il tuo amico Kundi non scriverebbe ma per certo lo potrebbero fare un paio di mogli che conosco (virtuale compresa) nonchè una brava e paziente BròWife friulana :)))

Anonimo ha detto...

In alcuni casi penso sia giusto pentirsi... riflettere sugli errori e chiedersi il perche' delle scelte... la vita e' una, meglio analizzare il passato, senza rimanerci invischiato, per vivere un futuro migliore.

robbby ha detto...

analizzare il perchè delle scelte e capire dove si è sbagliato sì, pentirsi no...e poi tanto nel passato si rimane invischiati lo stesso..:)