lunedì 19 gennaio 2009

10 anni senza te...

Me lo ricordo bene quel giorno. Quel giorno di gennaio, non c'era il sole. Ero felice, perchè avevo superato lo scritto di Francese I. Sono entrata in casa alle 12:55 circa, in tempo per vedere il tg sul 2. Ho acceso la tv e le ho dato le spalle, spadellando per il pranzo. E una voce ha detto quelle parole. "E' morto a Milano Fabrizio De Andrè". Mi sono voltata verso il televisore, come se guardandolo avrei avuto conferma di aver sentito male. E invece no. Tu te ne sei davvero andato in una fredda giornata di gennaio, un mese a cui hai dedicato una preghiera, un mese che morirci è facile, meglio che farlo a maggio. Sono rimasta paralizzata, con una padella in mano che ridicolamente non riuscivo a posare, come se mi stesse dando l'equilibrio per restare in piedi. E ferma, così, nel bel mezzo della cucina, con una padella in mano, ho pianto. Ho pianto continuando assurdamente a sperare di aver capito male, ho sperato anche quando ho visto le immagini del via vai dalla clinica, quando ho visto Dori e Cristiano e Luvi con gli occhiali da sole e il viso rigato. Quando la morte mi chiamerà, cantavi...e tutti noi abbiamo pensato e ascoltato cosa avresti fatto tu nel tuo ultimo momento, ma non a cosa avremmo fatto noi. Io mi sono sentita sola. Mi sono sentita persa. Non ero pronta. Non lo sarei stata mai. Ma mi sono sentita persa, e sola, e non pronta. Ho messo su la tua Smisurata Preghiera, la smisurata eredità che ci hai lasciato, sapendo che ci avresti lasciato. E mi sono sentita meglio. Ho sentito che non era vero che te ne eri andato. Eri ancora lì. Sei ancora qui. L'amico fragile che curava le mie fragilità. L' inverno che diventava tepore. Il chimico che mi faceva sentire meno strana visto che gli uomini mai, mi riuscì di capire. Quello che mi faceva innamorare di tutto, da piccola e da grande (eh sì, al tempo era ancora così). Che mi ha fatto innamorare persino di Rimini. Che ha dato un senso alla mia Città Vecchia. Che rendeva un'inondazione una favola. Che mi ha indicato la mia cattiva strada. Che mi ha lasciato una barca da scrivere e un treno da perdere. Che mi ha fatto guardare le nuvole per la prima volta, e da quel giorno non ho mai smesso. Che mi ha fatto amare il genovese, e mi ha fatto commuovere davanti a Via del Campo e alla mia prima creuza. Che mi ha dato la forza di voltare la carta, ogni volta. Che mi ha fatto innamorare di Spoon River. Che mi ha fatto sentire una serva disobbediente meno sola. Che mi ha spiegato che l'amore viene, e l'amore va. Potrei continuare all'infinito, perchè tu sei stato infinito, perchè prima di andartene, come ogni buon padre, ti sei impegnato per lasciarci una canzone per ogni giorno, per ogni occasione, per ogni emozione della nostra vita. E io ogni giorno, ogni singolo giorno, ti ascolto. Perchè tu hai ancora tanto da dirmi. Perchè riesci a dire tutto quello che vorrei sentirmi dire. Perchè come te, ci sei solo tu. Perchè siamo tutti figli tuoi, un po' più orfani da 10 anni, un po' più zingari, un po' più ladroni. Perchè se solo penso a cosa sarebbe stata la mia vita senza di te, vedo il nulla...quando ero piccola facevo questo gioco: pensavo al mondo, e toglievo prima le persone, poi gli animali, poi il cielo, poi il mare, poi le montagne, poi il suolo, e piano piano iniziava a girarmi la testa, finchè non arrivavo a immaginare il vuoto cosmico. Ed era triste e buio. E lo sarei stata io senza te. Tu mi hai detto tanto, io posso dirti solo una cosa: grazie. Grazie di tutto Faber, e avevi proprio ragione tu, è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati.

song of the day: impossibile da scegliere....

martedì 13 gennaio 2009

Neve

Catarsi...è da sempre una delle mie parole preferite, non solo per il suo significato, ma anche per il suono che viene fuori quando la pronunci...

Catarsi...è da sempre una delle fasi più difficili della vita dell'uomo...ha un senso mistico, religioso, il senso di purificazione dai peccati, dal male, dal dolore, è un concetto anche mentalmente difficilissimo da raggiungere...

...Così come sono difficili da raggiungere le montagne piene di neve di una nebbiosa giornata di gennaio...ma quando le raggiungi, quando sei in alto, ti fermi, respiri a pieni polmoni, ascolti il battito del tuo cuore e finalmente, dopo mesi, o anni, vedi...vedi davvero con i tuoi occhi, che erano troppo occupati a farsi spazio tra le mille meccaniche della mente, vedi con il tuo cuore, troppo occupato a tenersi al caldo con una coperta corta e stretta e consumata ma a cui sei ormai affezionata e che prima d'ora non avresti scambiato col più caldo dei piumini d'oca... vedi con la testa, troppo occupata a congetturare e a cercare delle risposte, ma ormai è tutto libero, sgombro, leggero, e scopri una lucidità che pensavi di aver perduto...vedi intorno a te e ti sembra tutto un disegno, è tutto troppo puro, perfetto per essere reale, era così inarrivabile solo un giorno fa e ora invece sei qui, in alto, con il freddo che ti taglia la pelle ma tu non lo senti, con la neve che ti bagna il viso ma non te ne accorgi, le montagne sembrano una fotografia venuta male perchè si è aperto il flash, i paesini a 1600 metri sotto i tuoi piedi sembrano casette del presepe messe lì per sembrare reali, e al tuo fianco, al tuo fianco c'è una figura che a testa bassa cammina nella neve, che ogni tanto alza gli occhi e che quelle montagne le conosce come le sue tasche, che ti parla, ti sorride, ti indica i monti, e tu lo guardi e la sensazione è di essere parte di quella distesa di neve, da sempre, ti sembra di essere nata lì e di non essertene mai andata, ti sembra di avere avuto quell'ombra al tuo fianco tutti i giorni in cui ti è mancata come l'aria...Le montagne, quando le affronti, ti fanno meno paura, la neve è meno fredda di quanto pensassi, l'altitudine ti dà meno vertigini del previsto...quando tutto passa, quando torni al caldo, ti sembra quasi impossibile essere stata lì, aver affrontato il tuo inf(v)erno personale, aver sfidato gli occhi a guardare, il cuore a placarsi, la testa a rilassarsi..quando tutto finisce ti resta un vuoto...la sensazione che per un momento, sarà pieno inverno, che dovrai abituarti a quel peso spostato dal cuore dopo infiniti giorni e infinite notti...non è vero che ci si abitua alla leggerezza dell'anima, non è vero che si volta pagina in un attimo..ma è vero che quando risali, o in questo caso riscendi, quando ti guardi allo specchio una mattina e sul tuo viso leggi una calma che dimenticavi di poter avere, quando il tuo sguardo sprigiona pace, senti che hai fatto tutti i passi necessari, hai fatto quello che dovevi fare da anni...sei libera, libera di andare avanti e di guardare indietro senza rancore, libera di sorriderti da sola e sentirti anche un po' stupida perchè ala fine "ci voleva così poco"...libera di lasciarlo andare per sempre, con la consapevolezza di averlo amato nella maniera più pura possibile, pulita come la neve, e sicura che come le tue impronte restano sulla neve finchè qualcuno non ci cammina sopra, le sue lasceranno i loro tacchetti impressi nel tuo cuore fino ai prossimi passi, alle prossime nevicate, che arriveranno presto, o tardi, e troveranno un altopiano immenso e libero da ricoprire....


songs of the day "last goodbye" Jeff Buckley
"hotel supramonte" Faber