martedì 13 gennaio 2009

Neve

Catarsi...è da sempre una delle mie parole preferite, non solo per il suo significato, ma anche per il suono che viene fuori quando la pronunci...

Catarsi...è da sempre una delle fasi più difficili della vita dell'uomo...ha un senso mistico, religioso, il senso di purificazione dai peccati, dal male, dal dolore, è un concetto anche mentalmente difficilissimo da raggiungere...

...Così come sono difficili da raggiungere le montagne piene di neve di una nebbiosa giornata di gennaio...ma quando le raggiungi, quando sei in alto, ti fermi, respiri a pieni polmoni, ascolti il battito del tuo cuore e finalmente, dopo mesi, o anni, vedi...vedi davvero con i tuoi occhi, che erano troppo occupati a farsi spazio tra le mille meccaniche della mente, vedi con il tuo cuore, troppo occupato a tenersi al caldo con una coperta corta e stretta e consumata ma a cui sei ormai affezionata e che prima d'ora non avresti scambiato col più caldo dei piumini d'oca... vedi con la testa, troppo occupata a congetturare e a cercare delle risposte, ma ormai è tutto libero, sgombro, leggero, e scopri una lucidità che pensavi di aver perduto...vedi intorno a te e ti sembra tutto un disegno, è tutto troppo puro, perfetto per essere reale, era così inarrivabile solo un giorno fa e ora invece sei qui, in alto, con il freddo che ti taglia la pelle ma tu non lo senti, con la neve che ti bagna il viso ma non te ne accorgi, le montagne sembrano una fotografia venuta male perchè si è aperto il flash, i paesini a 1600 metri sotto i tuoi piedi sembrano casette del presepe messe lì per sembrare reali, e al tuo fianco, al tuo fianco c'è una figura che a testa bassa cammina nella neve, che ogni tanto alza gli occhi e che quelle montagne le conosce come le sue tasche, che ti parla, ti sorride, ti indica i monti, e tu lo guardi e la sensazione è di essere parte di quella distesa di neve, da sempre, ti sembra di essere nata lì e di non essertene mai andata, ti sembra di avere avuto quell'ombra al tuo fianco tutti i giorni in cui ti è mancata come l'aria...Le montagne, quando le affronti, ti fanno meno paura, la neve è meno fredda di quanto pensassi, l'altitudine ti dà meno vertigini del previsto...quando tutto passa, quando torni al caldo, ti sembra quasi impossibile essere stata lì, aver affrontato il tuo inf(v)erno personale, aver sfidato gli occhi a guardare, il cuore a placarsi, la testa a rilassarsi..quando tutto finisce ti resta un vuoto...la sensazione che per un momento, sarà pieno inverno, che dovrai abituarti a quel peso spostato dal cuore dopo infiniti giorni e infinite notti...non è vero che ci si abitua alla leggerezza dell'anima, non è vero che si volta pagina in un attimo..ma è vero che quando risali, o in questo caso riscendi, quando ti guardi allo specchio una mattina e sul tuo viso leggi una calma che dimenticavi di poter avere, quando il tuo sguardo sprigiona pace, senti che hai fatto tutti i passi necessari, hai fatto quello che dovevi fare da anni...sei libera, libera di andare avanti e di guardare indietro senza rancore, libera di sorriderti da sola e sentirti anche un po' stupida perchè ala fine "ci voleva così poco"...libera di lasciarlo andare per sempre, con la consapevolezza di averlo amato nella maniera più pura possibile, pulita come la neve, e sicura che come le tue impronte restano sulla neve finchè qualcuno non ci cammina sopra, le sue lasceranno i loro tacchetti impressi nel tuo cuore fino ai prossimi passi, alle prossime nevicate, che arriveranno presto, o tardi, e troveranno un altopiano immenso e libero da ricoprire....


songs of the day "last goodbye" Jeff Buckley
"hotel supramonte" Faber

7 commenti:

Sara ha detto...

te l'ho già detto che sono contenta che...si, te l'ho già detto... :P

Ci voleva pata... andava fatto. e andava fatto in questo preciso momento...nè prima, nè dopo... :)

PS: doppio WOW per le "songs of the day"... calzano a pennello direi! :P

Max_am ha detto...

Volevo solo dire che nel mio dialetto il verbo "catarsi" significa ritrovarsi. Con gli amici per uscire per es. ma anche con se stessi.
Allora ti immagino Robbbyna, lì sotto la bus-pensilyna, con aperta la rossa ombrellyna, uno sguardo tremolante verso la tua nuova casyna. E , sotto le spoglie di un raccoglitore di mele in attesa dell'autunno 2009 con una golden 2008 in mano, ti chiederei: "Ma ti te catito?" e la salentina che risponde "Yessss! Minkia volevo dire Yaaa! Yaaa! Natürlich!" :X

antonio lillo ha detto...

in gamba! ;-)

Anonimo ha detto...

Lillo mio lo dico ufficialmente sul mio blog, domani ti scrivo e se non ti scrivo sono una stronza!!!! perdonoperdonoperdono! a domani :-)

Anonimo ha detto...

ma vivi tranquilla!

l'importante è che mi pensi... ;-)

bès

marian. ha detto...

adesso che con tutto questo freddo della neve, la catarsi è tratta, avanti che c'è da lavùrar...(non ho capito bene, sei salita in alta quota per raccogliere buonissime mele?si tratta di una salita metaforica sulle città e le strade per vedere che effetto che fa?o di tutte e due?qualunque cosa sia, se stai bene, è una cosa buona.)

robbby ha detto...

ciao marian! quella del post era una vera salita sul gran sasso..ora mi trovo davanti a un'altra montagna, a bolzano...si ricomincia da qui :-)