Ho perso il conto quest'anno. Ho perso il conto di tutte le volte che sono nata, e poi sono morta, sempre per rinascere ancora, e ancora, e ancora. Ho perso il conto di tutte le persone che ho incontrato sulla mia strada, di quelle che ho perso, di quelle che sono scivolate più o meno silenziosamente al mio fianco, di tutte le persone che mi hanno deluso, di quelle che ho deluso, di quelle a cui non ho saputo dire grazie e di quelle di cui non ho accettato le scuse. Ho perso il conto di tutte le volte in cui ho detto basta, ho detto ancora, ho detto no, ho detto forse, ho detto mai, ho detto sempre, ho detto vedremo, chissà, però. Ho perso il conto di ogni lacrima versata e di ogni sorriso fatto e ricevuto, di ogni parola scritta urlata cantata al vento alla pioggia alla neve allo specchio al nulla, delle promesse non mantenute e di quelle mai fatte, delle volte in cui sono scappata al buio e di quelle in cui ho spergiurato al sole. Ho perso il conto delle volte in cui mi sono sentita persa, felice, sola, piena d'amore, di rabbia, di rancore, di me stessa, di solitudine, di vuoto, di stanchezza, di gioia, di ricordi. Poi mi sono fermata per contare, e mi sono resa conto che è impossibile, che davvero, davvero, ho perso il conto. E allora mi lascio tutto alle spalle, tutto resta dietro di me, niente scompare, le sensazioni si trasformano, evolvono, involvono, in una giostra di momenti che scorrono velocissimi. E' tutto qui, dietro di me, dentro di me. Siamo quasi a novembre, e a me sembra ieri che brindavo al nuovo anno. L'intensità di questi dieci mesi è stata un uragano impossibile da controllare, e alla fine forse l'unica soluzione è alzare le braccia e lasciarsi trascinare. E adesso ricomincio da me, da questa casa nuova, da queste paure che riemergono ma restano soffocate nell'angolo, dalla consapevolezza di essere riuscita di nuovo ad amare, a soffrire, a perdonare, a non dimenticare. La consapevolezza, ancora una volta, di essere viva. La sicurezza di essere al mondo, di avere qualcuno, di esistere per gli altri. E sorrido, sorrido a queste pareti, a questo albero di noce che fa capolino dalla finestra, al fischio del treno che arriva dalla strada, ai suoni, agli odori, ai rumori che mi sono ancora sconosciuti e che diventeranno familiari. E sorrido, sorrido sempre. Sorrido perchè ho visto il fondo del baratro, e l'ho visto allontanarsi piano piano. Sorrido perchè la mia corazza adesso è ancora più resistente. Sorrido perchè ultimamente mi faceva rabbia sentirmi ripetere che sono forte, perchè sentivo di non esserlo. E invece forse, avevano ragione "loro". Perchè il dolore è come un bicchiere, puoi vederlo mezzo pieno o mezzo vuoto. Ma quando invece è colmo fino all'orlo, poi non si può fare altro che svuotarlo. E tutto quello che viene dopo, è quasi un solletico, è quasi impercettibile. Quel dolore così immenso? Me lo sarei risparmiato forse...ma forse no, perchè ora sono veramente
painproof, ora davvero sento che niente, per il momento almeno, potrà scalfirmi, sento che non crederò mai più alle belle parole buttate al vento, ma che sentirò e saprò distinguere la verità. Sento che l'anno zero sta arrivando, anche se con un po' di ritardo, e ricomincia da qui, da me, dalle persone che sono scivolate più o meno silenziosamente al mio fianco, e che hanno lasciato un marchio indelebile sulla mia pelle...e spero di aver lasciato su di loro almeno un'impercettibile ombra... :)